Un sabato mattina di fine agosto, quando ormai è prossimo il ritorno al lavoro, chiusa la parentesi del tempo speciale delle ferie, all’intravedere del tempo dell’ordinarietà [e qui chiudiamo per non farla troppo drammatica], capita di sentire su Radio3 una puntata con lo scrittore Filippo La Porta di una trasmissione che spesso offre delle vere perle, Uomini e profeti (si veda, o si ascolti in Podcast, ad esempio il ciclo col professor Massimo Raveri Shinto: la via dei ciliegi in fiore), che ruota proprio attorno all’elogio proprio della vita ordinaria.

Con lievità la voce di questo ciclo di puntate offre un percorso costruito con affacci attraverso piccole finestre su opere di letteratura e filosofia che scrutano l’antieroe, colui che vive in ombra, la vita mite e appartata.

Nello specifico della puntata del 23 agosto Filippo La Porta passeggia per le vie del mondo culturale ebraico chiamando a parlare i Pirké Avot (Detti dei Padri), Primo Levi, Kafka, Isaac Bashevis Singer e poi, dietro la massima superficialmente banale del “basta che funzioni”, Woody Allen e Baruch Spinoza.

Il caso, se così si chiama, ha sollecitato quindi opportunamente che si scrivessero poche righe di note circa un libriccino preso per la classica lettura estiva (no, non quella dei grandi voluminosi classici da affrontare perché il tempo abbonda… magari!): un romanzo breve scorrevole alla lettura, ironico ma non stupido: Il riporto di Adrian N. Bravi, edito da Nottetempo ormai nel 2011. Scrittore argentino che vive in Italia, a Recanati, e che in italiano ha deciso di scrivere, tradisce nel libro la sua provenienza pur scrivendo con domestico affetto della Marche. In primis lo fa dando addosso ad un “malvagio” argentino che rompe l’apparente quiete della storia, quasi la rottura che interviene nelle favole a farle interessanti – una favola sulla quale non è opportuno lasciare filtrare anticipazioni circa l’esistenza di un lieto fine o meno; secondariamente nascondendo una citazione del grande argentino Jorge Luis Borges, nella vita ordinaria bibliotecario anch’egli come Bravi, quando paragona l’amata biblioteconomia del protagonista, Arduino Gheraducci, alla teologia quale ramo della letteratura fantastica. Arduino Gherarducci è un uomo ordinario spinto da un inconveniente col suo riporto (vergogna? Umiliazione? Affronto? Un vecchio odio che rinfocola?) verso la grande avventura, quella su cui l’uomo ordinario spesso fantastica: la fuga remota e ribelle verso la libertà, dove nessuno può seccarci, la Lapponia per lui. Una fuga poi destinata a dirottare altrove, oltre le dolci colline delle Marche, là dove queste gobbe pettinate iniziano a farsi montagna, quella montagna bassa ma misteriosa che altrove ospita la Sibilla. Una fuga in compagnia del pettine e di qualche intruglio per curare il riporto, l’ancora identitaria di stabilità, ma anche di un libro. L’Ethica di Spinoza. Quello stesso Spinoza che La Porta cita benevolo nel concedere alla vita la sua giustificata accettazione di ogni aspetto per scalcagnato che sia. Giusto? Sbagliato? Basta che funzioni! Come diceva appunto in un monologo finale Boris Yellnikov, intepretato da Larry David, in Whatever works del 2009 di Woody Allen, ragionando d’amore e relazioni.

Strano che un libro ironico, e anche comico, con un maldestro protagonista lontano dai canoni dell’eroe (non gli concediamo neanche il lusso d’esser tragico) abbia al centro una possibile traccia spinoziana, attivata tra l’altro da un’odiata suocera che sottrae libri alla biblioteca domestica. Strano? Probabilmente no, dal momento che il filosofo olandese in una lettera sosteneva che la sua filosofia voleva offrire un modo per: «attraversare la vita non con paura o pianto, ma in serenità, letizia e ilarità.»

Grazie a Bravi per avercelo ricordato.

Una replica a “Adrian Bravi, Il riporto. Calvizie ed “Ethica”. Quale il nesso?”

  1. […] una figura, cara, a lungo conosciuta solo come una voce. Non la Sibilla appenninica che già nella precedente nota sul libro di Adrian Bravi abbiamo visto in qualche modo comicamente stravolta in un uomo col riporto che si chiude nelle […]

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